Seconda edizione della rassegna del Teatro dell'Opera di Roma che mescola musica classica e contemporanea con modalità didattiche e l'obiettivo di avvicinare nuovo e giovane pubblico.
Primo concerto della nuova serie Specchi del tempo al Teatro dell’Opera di Roma, iniziativa di divulgazione tesa ad attrarre nuovo pubblico, soprattutto giovane, grazie anche a una favorevole politica di prezzi. Ogni concerto propone un’opera del grande repertorio, una del Novecento storico e una della musica contemporanea presentate, come lo scorso anno, da Stefano Catucci.
Il concerto vede sul podio per la prima volta a Roma il direttore George Pehlivanian, di origini armene, nato a Beirut ma ormai americano di adozione, e il nuovo astro del violino, il giovane serbo Nemanja Radulovic. Dopo un inatteso e gradito saluto del Coro del Teatro dell’Opera diretto da Roberto Gabbiani, che, schierato direttamente nella platea, ha regalato un breve ma intenso brano di coinvolgente polifonia, è stata eseguita la Sinfonia n.3 del compositore armeno Stepan Rostomyan (1956) per orchestra e nastro magnetico. Si tratta di un suggestivo brano che coniuga le sonorità della contemporaneità europea con quelli della tradizione cristiana d’oriente, particolarmente congeniale alla sensibilità del Maestro Pehlivanian. Il secondo brano in programma è il popolarissimo Concerto per violino e orchestra op. 35 di Petr Il’ic Cajkovskij: Nemanja Radulovic appare sul palcoscenico come una rockstar, capigliatura ingombrante raccolta sul capo, pantaloni di pelle nera, stivali da biker, completo dark.
Il pubblico più giovane, soprattutto le ragazze, è immediatamente conquistato, prima ancora che cominci a suonare. Il feeling aumenta man mano che la performance procede, il piglio è coinvolgente e acrobatico, il nostro privilegia l’esuberanza alla precisione e all’intonazione ma lo spettacolo c’è tutto, anche se qualche esigente purista rimane sconcertato e l’orchestra ha i suoi problemi a tenergli dietro. Applausi entusiasti alla fine, il bis non è stato chiesto con adeguata convinzione, pertanto una parte della platea resta a bocca asciutta ma certamente nuovo pubblico è stato acquisito.
La seconda parte della serata è dedicata a Stravinskij con la seconda suite da L’uccello di fuoco. Qui il direttore e l’orchestra hanno stregato tutti, complice la posizione al centro della platea che permette volumi di suono inediti e spettacolari. Il maestro Pehlivanian ha affrontato l’esplosiva partitura senza timidezze, l’onda di suono che il compositore aveva concepito travolge e stordisce tutti, ogni sezione dell’orchestra è valorizzata, i morbidi legni, i cupi contrabbassi, gli smaglianti ottoni. Il volume è tale che appaiono anche impreviste risonanze, ma l’effetto è straordinario, alla fine l’esplosione dell’applauso sembra un completamento della partitura e anche il pubblico si sente un po’ protagonista.